“C’è una storiella ebraica, una delle solite barzellette degli ebrei sugli ebrei che dice:
Un padre, volendo insegnare al figlio a essere meno pauroso, ad avere più coraggio, lo fa saltare dai gradini di una scala. Lo mette in piedi sul secondo gradino e gli dice: “Salta, che ti prendo”. Il bambino salta. Poi lo piazza sul terzo gradino, dicendo: “Salta, che ti prendo”. Il bambino ha paura ma, poiché si fida del padre, fa come questo gli dice e salta tra le sue braccia. Quindi il padre lo sistema sul quarto gradino, e poi sul quinto, dicendo ogni volta: “Salta, che ti prendo”, e ogni volta il bambino salta e il padre lo afferra prontamente. Continuano così per un po’. A un certo punto il bambino è su un gradino molto in alto, ma salta ugualmente, come in precedenza.
Questa volta però il padre si tira indietro e il bambino cade lungo e disteso.
Mentre tutto sanguinante e piangente si rimette in piedi, il padre gli dice: “Così impari: mai fidarti di un ebreo, neanche se è tuo padre”.
Questa storiella contiene qualcosa che va aldilà del suo apparente antisemitismo, tanto più che si tratta con ogni probabilità di una storiella ebraica. Io credo che abbia qualcosa da dire riguardo al nostro tema: il tradimento.
Per esempio: perché bisogna insegnare a un ragazzino a non fidarsi? E a non fidarsi di un ebreo? A non fidarsi del suo stesso padre? Che cosa significa essere traditi dal proprio padre, o da una persona che ci è vicina? E per un padre, per un uomo, che cosa significa tradire qualcuno che si fida di lui? Che senso ha il tradimento nella vita psicologica? Queste saranno le nostre domande.”
tratto da Puer Aeternus di James Hillman Ed. Adelphi 1999
titolo originale del libro:
Betrayal
Senex and Puer
An aspect of the historical and psychological present
1964 James Hillman